Nancy è una giovane brillante ricercatrice di origini calabresi.
Sei una scienziata di origini calabresi che lavora negli USA. Hai realizzato un sogno?
Ma, no, un sogno sarebbe stato poter fare il mio lavoro vicino alla mia famiglia, ma diciamo che certamente mi sento di aver ottenuto un ottimo risultato con i mezzi che ho avuto.
Quale delle scelte nella tua vita ha influito di più sul raggiungimento di questo risultato?
La determinazione, quella è fondamentale.
In pochi step qual è il percorso che hai iniziato poco prima di lasciare l’Italia e che si è concluso con un contratto di lavoro all’estero? Lo consiglieresti così com’è a qualcun altro o nel frattempo hai scoperto qualche “scorciatoia”?
Nella carriera accademica fa tutto parte di un percorso, ma sapere ciò che si vuole è importante per trovarlo. E poi tante tante applicazioni a posizioni lavorative, la voglia e la disponibilità a spostarsi ovunque e ad adattarsi ai campi di ricerca, il sapersi vendere durante i colloqui, migliorare l’inglese, studiare le pubblicazioni della persona con cui si vuole lavorare, sono tutte cose che fanno la differenza. Non c’è un posto specifico dove trovare le offerte di lavoro, c’è Google, ci sono i forum, per informarsi e prendere spunto, ci sono i siti web dedicati, e ogni ambito ha il proprio. Sciencecareers e naturejobs sono di certo due siti molto utilizzati in ambito accademico, come anche researchgate, che è ormai il linkedin della ricerca. Ma consiglierei piuttosto di frequentare congressi internazionali dove conoscere persone che assumono, di persona.
Qual era il tuo stato d’animo prima di partire e quale quello attuale?
Sono sempre stata affascinata dalle nuove avventure, e non smetterò mai di esserlo, altrimenti non sarei una ricercatrice, ma lo stato d’animo riguardo al lasciare la propria famiglia non cambia.
Hai presente la canzone di Caparezza “una chiave”? Il cantante cerca di rassicurare i più giovani con la sua esperienza vissuta e il messaggio è che ciò che sembra impossibile non lo è, siamo tutti sulla stessa barca, ma, mentre altri mollano, alcuni non si fanno intimorire e tentano fin quando non riescono. Molti giovani calabresi immaginano l’America come un posto distante e per loro è impensabile persino andarci in vacanza figurarsi un trasferimento. Cosa dici a chi non tenta perché non crede che un obiettivo sia nelle proprie “corde”?
Che “chi non ha mai tentato non ha mai vissuto”, per proseguire con le citazioni. Ci vuole molta apertura per trasferirsi in un posto diverso, la disponibilità a spostarci dal calore rassicurante dei nostri luoghi, e la voglia di mettersi in gioco, di combattere per farcela. Tutto dipende da cosa si intende per farcela. C’è gente che è felice di trascorrere tutta la vita in un paese di 200 anime, e io li invidio. Ma non possiamo scegliere cosa ci rende felici, è nella nostra natura, possiamo solo imparare a conviverci e fare di tutto per assecondare le nostre attitudini e necessità.
Agli studenti e ai neolaureati in materie scientifiche quale aspetto durante il percorso di studi o dopo la laurea consiglieresti di curare?
Consiglierei innanzitutto di iniziare presto a decidere il proprio futuro. Negli USA la gente non aspetta di arrivare a 30 anni. A 15 anni già sono indirizzati, fanno volontariato per crearsi esperienze curriculari, e crearsi un network, e referenze fondamentali. Tutte cose che fanno la differenza. E non si sentono mai arrivati, e mai troppo avanzati per iniziare nuove esperienze, anche di volontariato o apprendistato nel tempo libero. Ma non lavorano senza uno stipendio decente. In italia c’è una sorta di fase di limbo, che si protrae fino ai 30 anni almeno, un periodo di tempo in cui non si sa bene cosa fare e non si va realmente da nessuna parte. “Non c’è vento a favore per un marinaio che non sa dove andare”, diceva Seneca, ed è così. Bisogna sapere dove si va, studiare il vento, spianare le vele, avere un piano insomma, e costruirsi il proprio futuro mattone dopo mattone. Non si diventa qualcuno dall’oggi al domani, e chi lo diventa grazie a conoscenze e raccomandazioni, non diventa qualcuno sul serio, è solo una condizione fittizia. Questo non vuol dire che a 30 anni è tardi, ma che chi prima inizia prima arriva, e bisogna essere preparati a rimboccarsi le maniche.
Ora che sei nel mondo (qui in Calabria a volte ne siamo fuori) come vedi la nostra Regione? Avrebbe le carte per farcela? Cosa ci manca?
Le carte in regola la gente le ha. È che in calabria tutto è 10 volte più lento che altrove e 10 volte più difficile. Complimenti a chi ce la fa e ce l’ha fatta! La Calabria è piena di giovani, belle menti, gente che ha voglia di farcela e che ha belle idee, mancano solo le risorse e il tessuto sociale per consentire lo sviluppo.
Immagina di tornare..cosa vorresti trovare qui più di tutto?
Vorrei una mentalità diversa. Siamo troppo chiusi e presuntuosi, e ci si accorge di questo solo vedendo il mondo. Siamo un paese senza integrazione tra culture, che respinge il diverso e si innalza a maestro. Ma per crescere in un mondo globale bisogna integrare, conoscere, aprirsi, imparare dagli altri, anche se pensiamo non ci sia nulla da imparare. C’è sempre da imparare. Sempre.
Grazie per la disponibilità Nancy!
Attraverso l’intervista siamo venuti a conoscenza di una serie di informazioni interessanti, leggete bene i consigli sulla ricerca di offerte di lavoro per mezzo di portali o forum e ricerche su siti dedicati. Siete d’accordo con la nostra conterranea? La Calabria è ricca di giovani menti che avrebbero tutte le carte per emergere e brillare, ma sostiene che mancano le risorse; poi generalizza, dalla sua risposta si intuisce che, da italiana, avrà prima di tutto messo in discussione se stessa e il suo modo di rapportarsi al “diverso” (come dice sopra) e sarà giunta alla conclusione che quel modo di fare non funziona nel mondo.
“ci si accorge di questo solo vedendo il mondo”
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