Ciao Hub Calabria,
mi chiamo Giovanni, vivo a Sibari, ho 20 anni e sono un musicista.
Figlio d’arte, poiché mio padre è da 30 anni nell’ambito. Ciò che ha imparato lui dall’esperienza l’ha insegnato a me in meno tempo.
Cresciuto sul palco, a 14 anni ho partecipato ad un festival musicale che si svolgeva in due serate, insieme a vari musicisti, tra i quali ero il più giovane. Vinsi il premio assoluto come miglior batterista di entrambe le serate e ho capito molte cose da quella esperienza.
Ho studiato privatamente a Cantinella da Maurizio Mirabelli, successivamente all’Accademia musicale Gustav Mahler di Trebisacce. Ora sono iscritto e frequentante al Conservatorio Stanislao Giacomantonio di Cosenza.
Tutto ciò mi ha portato comunque a preferire la strada dell’autodidatta, poiché personalmente non condivido la didattica della zona. Ho infatti avuto modo di notare che, paradossalmente, un’essenza emozionale come la musica viene insegnata come una materia tecnica, come se si trattasse di matematica…
Premetto che provo profondo rispetto per ogni tipo di materia, ma ce ne sono alcune più tecniche di altre e la musica è principalmente emozione. Perciò penso che qualche aspetto lo si è dimenticato, facendo diventare la lezione un noioso, freddo e apatico luogo di desolazione emozionale.
Ho sentito anche molti musicisti che mi dicevano di studiare 8, 9 o 10 ore al giorno. Ma è scientificamente provato che dopo due, due ore e mezza di sala prove o comunque di studio, il cervello non produce più, non capisco l’utilità delle altre sette ore spese a sforzarsi di fare qualcosa di controproducente.
Poi non vedo perché uno dovrebbe stare così tanto a fare esercizi di tecnica tralasciando l’emozione, basilare, di suonare il proprio strumento o di creare musica propria come ho fatto io e di cui sono molto orgoglioso.
Penso che la tecnica e lo studio siano importanti, ma penso anche che ci sia un limite a tutto.
A volte ho messo in dubbio questo mio pensiero, chiedendomi se magari stessi ragionando come un allievo, ma ho insegnato solfeggio ritmico alla scuola danza Tripodina di Trebisacce, privatamente a Cosenza e musica, affiancato da pedagogisti, a ragazzi/bambini con disabilità mentali, e anche dopo queste esperienze il mio pensiero non è cambiato.

Molti musicisti sono legati ai vari tecnicismi stratosferici che a me non interessano, piuttosto mi interessa far divertire le persone, suonare per la musica, per la buona uscita del pezzo e per trasmettere le fantastiche emozioni che provo io quando sono sul palco.
Nella didattica classica viene tralasciato anche un lato molto importante del musicista: IL SUONO. Tenterò di farmi comprendere tramite un veloce aneddoto. David Gilmur, frontman dei magnifici Pink Floyd, ci ha messo 20 anni per trovare il suo suono, e il suo riverbero lo ha trovato nella tromba delle scale di un edificio (tra l’altro sono stati incredibili anche i suoi tecnici e ingegneri del suono nel carpire cosa lui volesse). Perciò, o David Gilmur non capisce niente di musica oppure tralasciare questo aspetto importante è una delle cose più sbagliate che si possa fare.
Ho scritto un libro sull’argomento. Una guida per giovani batteristi dove parlo dei vari materiali, delle misure dei fusti, suggerisco quale legno usare per alcuni contesti, spiego le differenze dovute alle misure dei piatti e delle bacchette e che cosa implica tutto ciò sul suono.
L’ho scritto perché molto tempo fa mi sono trovato “in alto mare”. Cioè, essendo che la batteria come strumento è fatta da tantissimi fattori e altrettanti incastri fra di loro che influenzano il suono finale, si rischia di spendere un patrimonio a comprare di tutto e di più, perdendoci il triplo del tempo. Avere una guida da cui prendere spunto penso sia di grande aiuto. Per esempio, se io suono metal probabilmente andrebbe bene una batteria in mogano per le frequenze che questo legno possiede.
L’ho intitolato “Unica essenza” e presto spero che sarà in vendita.
Inizia così l’introduzione: “con questa guida voglio aiutare i miei colleghi batteristi nella ricerca della propria dimensione in modo da non essere due entità distinte e separate col proprio strumento, ma parte di un’unica essenza!“
Invito chiunque mi stia leggendo a NON ARRENDERSI MAI! È tutta una vita che combatto per raggiungere il mio sogno e fidatevi quando dico che ho ricevuto tante porte in faccia, e probabilmente ne avrò ancora, ma tutto ciò non mi butterà a terra.
Provate a vedere la vita come una persona fisica incontrata per strada dopo una lunga giornata di lavoro, sotto la pioggia e che vuole mettervi i bastoni fra le ruote. Ecco, adesso rispondetegli a tono, petto in fuori, testa alta e, se casomai doveste cadere, non preoccupatevi: le cadute servono per rialzarsi.
Perciò in piedi! Asciugatevi le lacrime e curatevi le ferite, tanto il dolore passa, l’esperienza rimane.
Io a 20 anni di età sono riuscito a raggiungere dei piccoli traguardi. Ho composto un mio brano e adesso sono professionalmente batterista ma anche, all’occorrenza, chitarrista. Inoltre, essendo compositore, creo anche gli arrangiamenti, la linea melodica ecc.
Iscritto alla SIAE come compositore, il mio pezzo, REVAS, è stato registrato, in quattro ore e mezza, a Castrolibero, presso lo STUDIO KAPPA di Carmelo Labate, fonico dei ricchi e poveri . REVAS significa “sogno” in esperanto, e a proposito di sogno voglio dire qualcosa a te che stai leggendo:
“Impara a sognare ragazzo e non ci sarà più bisogno di trovare un senso a questa vita.”
VIVA LA MUSICA!
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