Per Hub Calabria ho contattato Massimiliano Vardè, scienziato di origini calabresi che oggi lavora presso l’Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali (CNR-IDPA) di Venezia.
A dimostrazione del fatto che sulle spiagge di Nicotera Marina si possono fare incontri piacevoli e interessanti, quello con Massimiliano si è svolto al mare, in un lido balneare. Si, perché Massimiliano è di Vibo Valentia ma ha sempre trascorso le sue estati a Nicotera Marina, paese di origine del padre, il Prof. Salvatore Vardè, dove hanno la casa al mare.
Lo scopo dell’incontro era, come per ogni storia raccontata dal nostro blog, ottenere informazioni pratiche che il nostro conterraneo ha tratto dall’esperienza. Per esempio, ho chiesto a Massimiliano se ci sono skill che avvantaggiano chi svolge il suo lavoro; o ancora, di indicarci gli hot topic nel suo campo. Info utili ai giovani studenti e laureati di facoltà scientifiche.
Tra aprile e fine maggio di quest’anno Massimiliano è stato in Artide per il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Nelle isole Svalbard, ha ricoperto il ruolo di station leader della base artica “Dirigibile Italia” del CNR a Ny-Alesund e per questo motivo è stato contattato e intervistato da varie testate giornalistiche, locali e nazionali. Googlate il suo nome per leggere informazioni complementari a questo articolo.
Allora, come sei arrivato a lavorare per il CNR?
Intanto, saluto la community di Hub Calabria!
I miei interessi per le Scienze sono iniziati al Liceo Classico “Michele Morelli” di Vibo Valentia, dove, oltre allo studio delle discipline classiche, mi sono appassionato alla Fisica e alla Chimica, strano ma vero! Dopo la maturità ho intrapreso gli studi universitari alla Sapienza di Roma dove mi sono laureato in Chimica e dove ho, successivamente, fatto un Master e la scuola di Dottorato.
Dopo la laurea ho iniziato a fare le mie prime esperienze di lavoro tra CNR e università fino a maturare le competenze che mi hanno permesso di partecipare ai concorsi nazionali. È possibile conoscere i concorsi banditi da Università ed Enti di Ricerca consultando il sito della gazzetta ufficiale o i siti web degli atenei e degli enti stessi.
Io sono entrato così al CNR, vincendo un concorso, dopo aver avuto per alcuni anni contratti di collaborazione e assegni di ricerca e dove mi sono specializzato nelle analisi chimiche ambientali. In quegli anni, nello specifico, mi sono occupato di inquinanti atmosferici e l’istituto per cui lavoravo era l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (CNR-IIA) nell’Area di Ricerca di Roma, a Montelibretti.
Non nascondo di essermi guardato intorno durante gli anni di precariato: sono stato molte volte negli Stati Uniti (tra Boston e New York) e avevo anche trovato un paio di potenziali opportunità lavorative in università americane. Nello stesso periodo mi ero candidato per una posizione all’Istituto di Igiene “G. Sanarelli” alla Sapienza e così ho continuato la mia esperienza di ricerca a Roma presso il laboratorio di chimica ambientale del “Sanarelli” per 2 anni: da qui la decisione di non andare negli USA e di rimanere in Italia.
Finito questo percorso c’era la possibilità di candidarsi per dei concorsi a tempo indeterminato, che purtroppo non vengono banditi con regolarità! In quel periodo, fortunatamente, i concorsi sono usciti; così mi sono candidato e ho vinto quello che mi ha fatto trasferire da Roma a Cosenza, precisamente all’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico di Rende (con sede presso l’Università della Calabria). Molti Istituti di Ricerca hanno oltre alla sede principale anche diverse sedi secondarie dislocate su tutto il territorio nazionale.
A Cosenza ho iniziato la mia esperienza come ricercatore a tempo indeterminato. Sono stato quasi 5 anni e poi, grazie alla partecipazione a un progetto internazionale in cui erano coinvolti quasi una ventina di istituti di ricerca e università di tutto il mondo, ho conosciuto il gruppo di ricercatori veneziani: io ero il chimico che eseguiva le analisi del mercurio nelle deposizioni atmosferiche per il progetto.
Ci siamo conosciuti con questo gruppo di ricercatori e ho valutato la possibilità di spostarmi perché mi stava “un po’ stretta” la posizione a Cosenza; ho rischiato, lasciando una bellissima città dove mi ero trovato benissimo e dove avevo creato affetti e amicizie, e alla fine sono arrivato a Mestre dove ho costruito nuovi rapporti lavorativi velocemente e dove sto avendo nuove opportunità di crescita professionale.
All’inizio della scorsa primavera è stata organizzata una riunione per stabilire il piano delle attività scientifiche di Istituto alle isole Svalbard, in Norvegia, riunione durante la quale è stata valutata la disponibilità del personale e le competenze: io ho dato la mia, e sono arrivato a Ny-Alesund. Il progetto di ricerca, che prevede la raccolta dei campioni di aerosol e neve, è partito a febbraio (dalle giornate di buio si passa a quelle di luce fino ad avere il sole per 24h). Nel periodo in cui c’ero io c’è stata una sovrapposizione di cambio del personale nella base italiana e per alcuni giorni sono rimasto anche da solo in base; questo ha comportato il fatto che dovevo occuparmi della gestione della stessa, come station leader.
Come è stato l’arrivo, il primo impatto?
Quando sono arrivato a Ny-Alesund c’era una giornata di luce bellissima che mi ha permesso di ammirare il paesaggio artico in tutto il suo fascino durante il volo tra Longyearbyen e Ny-Alesund, ma è stato anche un giorno particolare; infatti, c’erano sia il presidente del CNR, il prof. Massimo Inguscio, che l’ambasciatore italiano in Norvegia, il dott. Alberto Colella.
Il tempo di conoscere alcuni nuovi colleghi, i laboratori e gli altri spazi di lavoro e c’è stata subito la staffetta sulle attività da fare: la collega che mi precedeva mi ha fatto la consegna delle attività scientifiche da proseguire e gli altri colleghi, più esperti, mi hanno spiegato gli appuntamenti da rispettare; tu considera che lì ogni settimana si fa una riunione, detta “station leader meeting”, alla quale partecipano i capi base: si discutono le attività in corso, quelle che dovranno essere organizzate e come conciliare le attività di ogni gruppo di ricerca in modo da non farle interferire con le altre. Per esempio, se si stanno facendo delle misure in un’area, bisogna avvisare gli altri di evitare quella stessa area, per prevenire ogni tipo di inconveniente tecnico-scientifico. Ed è anche un’opportunità per organizzare eventuali attività da fare insieme, in collaborazione.
foto di Giorgio Bruzzone CNR, Genova.
Le skill che avvantaggiano chi è lì?
Sicuramente dipende dal settore. Le skill te le fai durante il percorso di studi; una cosa che giova sapere è che non sempre un hobby è solo un hobby. Io conosco chimici che coltivano la passione per l’informatica o la programmazione o altri amici e colleghi che praticano il trekking o sport estremi, queste passioni possono essere abbinate perfettamente alle nostre attività di lavoro che si svolgono in questi luoghi estremi. Se sei uno sportivo, se oltre a fare il tuo lavoro di laboratorio sei un escursionista, uno che fa altre attività, la scelta su chi mandare in questi luoghi può ricadere su di te, perché sei una persona dinamica, sportiva e dal punto di vista pratico sei preparato. L’aver fatto esperienze personali o lavorative al di là dell’ufficio o del laboratorio, conta sicuramente. Chi prende queste decisioni ti sceglie perché sei una persona pronta e adeguata ad affrontare anche altri tipi difficoltà.
Anche la condizione di salute è importante. Per esempio, noi ricercatori ogni anno dobbiamo fare delle visite mediche perché lavoriamo in laboratorio, dove si utilizzano sostanze pericolose, ma facendo anche “missioni” in alta quota e/o in zone remote facciamo anche delle visite mediche con prove sotto sforzo. Quindi, le condizioni di salute sono importanti per il datore di lavoro, sono una garanzia.
Una procedura diversa viene seguita per chi va, invece, al Polo Sud, in Antartide. Le prove fisiche vengono effettuate per la prima volta lì, sul campo in alta quota. Le aree polari sono considerate remote non solo dal punto di vista geografico, ma anche per il fatto che non ci sono dei veri ospedali. A Ny-Alesund c’è una piccola infermeria, ma il vero presidio medico è all’Ospedale di Longyearbyen. Se qualcuno dovesse sentirsi male, deve essere trasportato o con l’aeroplanino o con l’elicottero e non sempre si possono alzare in volo perché alcune volte possono esserci pessime condizioni meteo.
Hai dovuto seguire dei corsi prima di partire?
L’unico corso che sei obbligato a seguire quando arrivi a Ny-Alesund, è un corso di sicurezza su come gestire la “problematica” degli orsi. Metà giornata è dedicata alle spiegazioni sull’area di Ny-Alesund e sulla presenza dell’orso polare, l’altra metà è dedicata ad addestrarsi con fucile e pistola lanciarazzi, naturalmente con prova pratica al poligono locale! Chi ha la necessità per lavoro di uscire dal villaggio, come noi del CNR che svolgiamo attività all’esterno, è obbligato a superare questo corso.
Qual è un Hot Topic nel tuo campo, un tema sul quale pensi si concentrerà la ricerca nei prossimi anni?
Una tematica importante da un po’ di anni, dal punto di vista ambientale, è la valutazione della contaminazione chimica dell’aria e l’impatto sui cambiamenti climatici; attraverso lo studio di alcuni gas che sono contaminanti reattivi, o ad effetto serra, e anche di tutte le sostanze presenti sull’aerosol o materiale particellare. Lì si vede sia la quantità di queste sostanze che la tipologia (sono conosciuti differenti elementi, specie e dimensioni di particelle variabili), poi si valuta questo impatto sulla neve, ma anche sulle carote di ghiaccio; perché sulla neve vedi il presente della contaminazione, mentre, sulla carota vedi il passato.
Sul permafrost, poi, c’è molto interesse scientifico da alcuni anni e, infatti, una serie di progetti sono attualmente in corso di svolgimento. Il permafrost è il suolo perennemente ghiacciato che sta al di sotto della neve o del ghiaccio e a queste latitudini le condizioni lo mantengono così. E’ un tema di cui già si parla anche fuori dagli ambienti scientifici e se ne parlerà nei prossimi anni, per comprendere quello che sta succedendo al permafrost, cosa contiene e cosa potenzialmente potrebbe sprigionare nel momento in cui comincia a sciogliersi più velocemente di quanto osservato finora.
Cosa vorresti dire ai giovani calabresi?
Se vivono in Calabria, di fare tutto il possibile per questa terra e contribuire dando il massimo quotidianamente per il proprio territorio. Io dopo la laurea sono tornato per lavorare in Calabria ed ero molto felice di lavorare nella mia regione di appartenenza. Il potenziale questa regione ce l’ha e si spera che le generazioni future possano fare ciò che le passate non hanno fatto, non solo per mentalità, ma anche per strumenti e risorse che questa terra ora possiede, ma che nel passato non possedeva.
Un’altra cosa da considerare è l’uso di internet. Come insegna la tua storia da blogger, internet è un portale verso nuove conoscenze, nuove informazioni che però bisogna saper filtrare. Se c’è una notizia bisogna sempre valutare la fonte, considerare sempre più fonti.
Se un’associazione o un ente intendesse avviare un progetto in cui tu con il tuo know-how potresti svolgere un ruolo importante, saresti disponibile a collaborare?
Mi piacerebbe mantenere i rapporti con la Calabria così come ho mantenuto i rapporti con ricercatori e professori calabresi e parteciperei volentieri a progetti e studi, piccoli o grandi che siano, per la Calabria.
Tu hai studiato a Roma, consiglieresti di continuare gli studi in Calabria?
Io ho conosciuto l’Unical collaborando a Cosenza con ricercatori calabresi e ho subito compreso che è un’università molto buona. Consiglierei, però, allo stesso tempo, a chi vive in una regione “particolare” come la nostra, di andare fuori per nuove esperienze; è necessario, perché ti rendi conto di come si fanno le cose in un ambiente differente, e poi, tornando, si ha la possibilità di mettere in pratica ciò che hai imparato.
Per come è strutturata questa regione, si impoverisce di più quando si va via per sempre. La cosa migliore sarebbe andare via, fare esperienza, ritornare e poi metterla in pratica qui. La domanda è: si può fare oggi questa cosa?
Le risorse ci sono, e nel momento in cui vanno via le eccellenze, la regione si impoverisce. Io avrei voluto restare a Cosenza, poi per il mio desiderio di migliorare in ciò che faccio, ho deciso di cambiare istituto.
Qui una cosa che manca è la consapevolezza che, se c’è una rete, le cose possono funzionare. Il limite dei calabresi è non fare rete. Fanno rete soltanto quando sono fuori. Un vuoto che le nuove generazioni possono colmare, imparando a cooperare.
Cosa ci dici di Nicotera Marina? Per chi non lo sa, è sul mare e gode di vaste spiagge, ma…fatica a decollare come meta turistica, cosa ne pensi?
Un esempio: a Budapest per salire al castello c’è una funicolare che ti permette di fare una piccola salita; qui a Nicotera c’è qualcuno che si occupa di portare la gente dalla stazione al paese o che gli organizza un tour eno-gastronomico? Non esistono nemmeno i cartelli!
La principale risorsa di Nicotera è il mare, e l’altra è la genuinità delle persone. Ai turisti negli anni ottanta piaceva la semplicità di questo posto, essere trattati bene anche con poco, ora quei pochi che arrivano, li spennano. Quando il paese tornerà ad essere ospitale, allora tutto migliorerà. Questa è la mia idea, l’idea di chi ha visto un bellissimo posto come Nicotera Marina peggiorare con gli anni.
E a pensare che negli anni ottanta c’erano turisti da ogni parte d’Italia che affittavano gli appartamenti alla Marina. Quest’anno ne ho visti veramente pochi di turisti…
Per esempio, mi viene in mente come è arrivato il windsurf a Nicotera! I vicini di casa venivano da Bergamo, loro lo praticavano al lago; molti ragazzi a Nicotera vedendo le vele e le tavole in mare si sono incuriositi per questo sport, me compreso. Pian piano ho imparato anche io e c’è stato un periodo in cui erano così tanti i ragazzi che lo praticavano che addirittura era nata una scuola di windsurf. Voglio dire: questo posto le potenzialità le ha, basta tenere cura del paese, della spiaggia e, soprattutto, del mare e trattare bene i turisti…altrimenti al mare e in spiaggia turisti ne vedremo sempre di meno!
Un consiglio
Ai giovani laureati nelle discipline scientifiche e non: nei prossimi mesi il CNR pubblicherà dei nuovi bandi di concorso, per cui vi consiglio di tenere d’occhio il sito web.
A tutti voi, consiglio di vedere il film “La tenda rossa” con Claudia Cardinale e Sean Connery sull’impresa al polo nord di Umberto Nobile con il Dirigibile Italia.
Grazie
Ciao!
“Un vuoto che le nuove generazioni possono colmare, imparando a cooperare.”
foto di Massimiliano Vardè
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